03 ottobre 2019

Approvato in commissione Territorio, ambiente e beni ambientali un emendamento che regola il momento in cui un rifiuto diventa prodotto e può così essere reinserito nel ciclo di lavorazione. Il ministro dell’Ambiente Costa e il sottosegretario Morassut: “si sblocca un settore fondamentale dell’economia verde e si danno certezze alle imprese”

ROMA – L’accordo tra chi voleva dare più competenze alle Regioni  per rendere più agile le procedure e chi temeva manovre poco trasparenti a livello locale è stato raggiunto. A decidere come e quando un rifiuto smette di essere tale e, invece che finire allo smaltimento, è inserito in un ciclo produttivo come materia prima saranno gli organismi preposti nelle Regioni. Al ministero dell’Ambiente, però spetteranno verifica e controllo di tale processo. In più, per aiutare l’omologazione delle norme, si istituisce un “registro nazionale deputato alla raccolta delle autorizzazioni rilasciate”.

L’emendamento che mette fine a una lunga questione (e scongiura il rischio di una procedura di infrazione Ue) è stato approvato in commissione Territorio, Ambiente e beni ambientali e sarà inserito nel decreto legge per la tutela del lavoro e crisi aziendali. Secondo la presidente della commissione, la 5Stelle Wilma Moronese, il provvedimento sarà in aula già la prossima settimana e visto l’accordo tra tutte le componenti della maggioranza, dovrebbe essere approvato senza intoppi.

A dare la notizia dell’accordo è stato il sottosegretario dell’Ambiente, Roberto Morassut, che ha mediato tra le parti: “Questa normativa, attesa da anni, segna una svolta e può congiungersi al grande piano di infrastrutturazione Green del Governo di 50 miliardi in 15 anni. È un risultato importante, è strategico di questa maggioranza, ottenuto con la pratica dell’ascolto e del confronto tra forze diverse ma ispirate a comuni obbiettivi e della interlocuzione con associazioni e imprese. Ora avanti per l’economia circolare e la svolta ambientale del modello di sviluppo del Paese”.

Oltre al grande impatto che l’intesa ha per le imprese, l’accordo sull’end of waste ha una grande valenza politica, sottolineata dal ministro dell’Ambiente Costa: “L’intesa raggiunta dalla maggioranza Parlamentare che sostiene il governo è una notizia bellissima, che un’intera filiera di aziende italiane leader nella tecnologia green stavano aspettando da troppo tempo. Dopo averci provato molte volte, finalmente abbiamo trovato l’accordo: la politica è proprio questo: armonizzazione di punti di partenza differenti per trovare la giusta soluzione nell’interesse dei cittadini e in questo caso coniugando tutela dell’ambiente e sviluppo economico”.

La “tutela dell’ambiente” cui fa riferimento il ministro è garantita dal monitoraggio affidato all’Ispra. Infatti l’emendamento prevede che il rilascio delle autorizzazioni ad inserire una tipologia di rifiuto nel ciclo produttivo saranno rilasciate dalle autorità competenti a livello territoriali, cioè le Agenzie regionali per la protezione ambientale, ma queste dovranno poi comunicare all’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale “i nuovi provvedimenti adottati, riesaminati o rinnovati, entro dieci giorni dalla loro notifica” al soggetto che le richiedeva.

L’emendamento stabilisce inoltre i tempi in cui tutta la procedura, compreso il nulla osta dell’Ispra, deve avere termine. Questo per dare subito le risposte alle aziende che vogliono avviare le produzioni. Le norme sull’end of waste, infatti, non servono soltanto a limitare il numero di rifiuti che finiscono allo smaltimento, ma anche ad evitare fenomeni come gli incendi nei capannoni di stoccaggio, che ultimamente si sono verificati spesso.

Altra novità importante è la creazione del “registro nazionale”, una “banca dati”, come l’ha definita la senatrice Moronese, indispensabile per avere sotto controllo a livello centrale quanto si sta facendo a livello regionale e poter unificare le procedure. Infine, sempre per snellire le procedure, ci sarà una “task force – dice Moronese- che si occuperà soltanto di autorizzazioni particolari, in modo da abbreviare i tempi”.

Quanto la notizia dell’accordo fosse attesa lo dimostra la reazione dell’assesora regionale all’Ambiente di una delle regioni più all’avanguardia nell’economia circolare, l’Emilia Romagna. “È un passo in avanti che tornerà a dare certezza alle regioni dice l’assessora Paola Gazzolo – In Emilia-Romagna il tema è particolarmente sentito e circa un terzo delle autorizzazioni rilasciate rischiano di scadere e di non essere rinnovate in assenza di un quadro legislativo che riconsegni una volta per tutte alle regioni la facoltà di autorizzare la cessazione della qualifica di rifiuto, definendone i criteri caso per caso”.