Gli ultimi due anni segnano un’inversione di tendenza
Negli ultimi dieci anni la quota di consumo da fonti rinnovabili in Italia ha registrato un incremento considerevole, consentendo il raggiungimento dell’obiettivo nazionale al 2020 (17%), sin dal 2014. Lo rileva l’Istat nel ‘Rapporto SDGs 2018’ che propone un aggiornamento e un ampliamento dell’applicazione in Italia dell’Agenda 2030 adottata nel 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite composta da 17 obiettivi (Sustainable Development Goals – SDGs), declinati in 169 target, che fanno riferimento a diversi domini dello sviluppo sociale ed economico.
GLI ULTIMI DUE ANNI SEGNANO UN’INVERSIONE DI TENDENZA
Gli anni tra il 2013 e il 2015 si caratterizzano per un rallentamento nella crescita mentre per il 2016 la quota di consumo da Fer registra un lievissimo calo, attestandosi al 17,4%. Dall’analisi dell’obiettivo ‘energia sostenibile’ (goal 7) dell’Istat emerge che in Italia il contributo delle fonti rinnovabili alla produzione di energia elettrica è cresciuto rapidamente nel corso del tempo, dal 13,8% del 2005 al 37,3% del 2014. Gli ultimi due anni segnano invece un’inversione di tendenza: la percentuale di consumi di energia elettrica coperti da fonti rinnovabili diminuisce fino a raggiungere il 33,1% nel 2016.
VALLE D’AOSTA E TRENTINO ALTO ADIGE AL TOP PER CONSUMO DI FER
L’Italia si pone comunque in posizione di vantaggio rispetto agli altri paesi dell’Ue. Le regioni che contribuiscono maggiormente al consumo da Fer elettriche sono, oltre alla Valle d’Aosta e al Trentino Alto Adige (in cui la produzione da rinnovabili eccede la domanda interna), Molise (87%), Basilicata (81%) e Calabria (77%). Le fonti rinnovabili risultano invece più scarsamente sfruttate in Liguria (9%), Lazio (14%) ed Emilia-Romagna (20%). Nel complesso, l’apporto delle rinnovabili al settore elettrico risulta superiore nel Mezzogiorno, dove raggiunge il 42%, collocandosi al 31% nel Nord e al 28% nella ripartizione centrale.
CALA L’INTENSITÀ ENERGETICA
Oltre a caratterizzarsi storicamente per livelli inferiori alla media Ue e a molti dei suoi principali competitor, l’Italia ha visto diminuire progressivamente nel tempo l’intensità energetica (tra il 2006 e il 2016, da 13,2 a 98,4 chilogrammi equivalenti petrolio per 1000 Euro di Pil). Il nostro paese presenta però progressi nel tempo inferiori alla media Ue, registrando una variazione rispetto al 2006 pari a -13%, a fronte di una variazione media pari a -18%.
STABILE LA SODDISFAZIONE DELLE FAMIGLIE PER IL SERVIZIO ELETTRICO
Stabile, invece, la soddisfazione delle famiglie per il servizio elettrico. La quota di famiglie molto o abbastanza soddisfatte per la continuità del servizio elettrico pari, nel 2017, a 92,5%), mostra un andamento sostanzialmente stabile a partire dal 2010. Cresce, infine, la quota di popolazione che non riesce a riscaldare l’abitazione. L’Italia vede crescere consistentemente la quota di popolazione che ha difficoltà a riscaldare adeguatamente l’abitazione tra il 2009 (10,8%) e il 2012 (21,3%). Gli ultimi quattro anni segnano un’inversione di tendenza e l’indicatore cala fino a raggiungere il 16,1%, collocandosi comunque al di sopra dei valori pre-crisi.
Fonte : https://energiaoltre.it/istat/
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